“I have a dream”, “Io ho un sogno”, iniziava così il discorso che Martin Luther King tenne davanti al Lincoln Memorial di Washington il 28 agosto 1963. “Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Io ho un sogno oggi!”.
Quando il reverendo King parlava alla folla oceanica di Washington, 54 anni fa, la sua realtà era ancora quella della segregazione razziale, quella delle differenze apparentemente insanabili tra bianchi e neri.
Parlava di un sogno, ma soprattutto era capace di condividere quel sogno con milioni di persone, non solo quelle che lo stavano ascoltando dal vivo, ma anche con tutte quelle che in lui avevano imparato a riconoscere il Leader della lotta per i diritti civili degli afroamericani.
Ma cosa faceva di M.L. King un leader? Le sue idee? No, certo che no: in molti, come lui, e anche prima di lui le avevano avute. La sua oratoria? Forse, ma non solo. Allora?
La leadership di Martin Luther King era (ed è ancora oggi) universalmente riconosciuta perché si fondava sulla sua straordinaria capacità di condivisione del suo sogno.
Che era un sogno bello, che partiva certo dal suo ‘piccolo mondo familiare’ ma che era capace di allargarsi a tutti i ‘piccoli mondi familiari’ del pianeta. La visione di Martin Luther King unita alla sua capacità di condividerla con chi lo seguiva ha fatto di lui uno dei grandi leader della storia dell’umanità.
Venendo a noi, alla nostra realtà quotidiana di uomini e donne, imprenditori e imprenditrici, in che modo possiamo usare la lezione di M.L.King per diventare dei veri leader per i nostri collaboratori?
Riuscendo a fare con loro esattamente quello che il reverendo fece con i suoi seguaci: condividendo con loro il nostro sogno e facendo in modo che sia anche il loro.
La chiave sta nella capacità di motivare il proprio staff: è questo che fa di una persona qualunque un vero leader.
Ma come funziona la motivazione, o meglio, in che modo è possibile trasferire ad altri, facendo in modo che si sentano ‘accesi’ come noi, il nostro sogno? Come si fa ad avere sufficiente energia per farlo ogni giorno? (perché non basta farlo una volta…)
Il punto è che per esercitare la tua leadership in azienda sui tuoi collaboratori devi innanzitutto stare bene tu. Bene moralmente, sentirti a posto con te stesso, insomma: devi essere in forma.
Ora, tenendo conto che la vita è fatta di avvenimenti più o meno belli e che il tuo tono emozionale ne viene inevitabilmente contaminato esiste un modo che ti mette al riparo dal crollo emotivo: evita sempre, più che puoi anche se ti sembra faticosissimo, di commettere quelle che chiamiamo ‘azioni non efficienti’.
Le azioni non efficienti sono tutte quelle azioni che sai non essere giuste e concordi con la tua scala di valori e che pure accetti di compiere. Un esempio: un tuo collaboratore non si comporta bene, entra in ritardo e fa il furbo. A te questo collaboratore sta simpatico e chiudi un occhio sulla sua mancanza.
Con l’andare del tempo questo collaboratore diventa meno produttivo, più indisciplinato, viene ‘guardato male’ dai suoi colleghi e in questo modo rende teso l’ambiente di lavoro. Anche gli altri, piano piano, si accorgono che tu lasci passare le sue scorrettezze e a quel punto iniziano a loro volta a commetterne qualcuna.
Nel momento in cui ti accorgi che le cose ti stanno sfuggendo di mano hai già perso quello che faceva di te un leader: l’autorevolezza che ti permetteva di mettere in chiaro le cose e riportare i tuoi collaboratori a comportarsi correttamente.
In questo esempio, forse estremo, ma meno di quanto si pensa, l’azione non efficiente che hai compiuto (chiudere un occhio sulle mancanze del tuo collaboratore simpatico) ha prodotto un risultato a catena che ha portato alla rovina. Acconsentire a scendere a un compromesso con la propria etica, con ciò che si sa essere giusto, indebolisce il tono emozionale e questo, infine, fa sì che tu perda la leadership in azienda che ti è indispensabile per motivare i tuoi collaboratori a tirare fuori il meglio da sé.
D’altra parte, davanti alle intemperanze di una persona di cui sei responsabile, non serve urlarle in faccia o prenderla a male parole. Nessun leader che voglia ‘influenzare’ positivamente il suo team lo farà mai. Piuttosto affrontare il problema in maniera ferma e decisa non significa altro che esercitare un altro degli aspetti della leadership che ti saranno utili per portare il tuo gruppo al raggiungimento del sogno che avete condiviso.
Per concludere questo primo spunto di riflessione sulla leadership vogliamo condividere con te 10 punti da tenere a mente per non perdere quel tono emozionale alto che ti permetterà di incoraggiare e motivare il tuo gruppo:
- Mantieni sempre la tua Integrità Personale.
- Coinvolgi il tuo coniuge/partner negli obiettivi che punti a raggiungere. Anche se questa persona non lavorerà in azienda, fai sì che consideri gli obiettivi professionali che intendi raggiungere come anche SUOI obiettivi
- Persegui un grande disegno, che non sia chiuso nel tuo piccolo mondo ma che abbracci il mondo intero (che del resto si compone di piccoli mondi)
- Non perdere di vista tu stesso gli ideali nobili del gruppo che tu stesso ha contribuito a creare.
- Circondati di persone positive capaci di ‘influenzare’ positivamente la tua vita.
- Presta particolare attenzione al tuo responsabile delle risorse umane: dalla sua energia vitale dipende quella delle persone che sceglierà per l’azienda.
- Prepara un mansionario per i tuoi collaboratori e vigila a che non lo disattendano, lo stesso vale per te.
- Attua sempre un Controllo di gestione finanziario
- Organizza riunioni motivanti per tutto lo staff e abbi cura di fissarle a cadenze stabilite e ricorrenti (tipo tutti i lunedì mattina alle 9…).
- Infine non dimenticare mai che un percorso di miglioramento personale e di formazione è fondamentale per te e per ogni componente del tuo gruppo
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